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      Quegli uomini, tutti assorti nella gravità sacra di ciò che stavano facendo, non pensavano più alla posizione pericolosa in cui si trovavano.
      Quando il cadavere passò vicino a Javert, sempre impassibile, Enjolras disse alla spia:
      «A te, fra poco!»
      In quel frattempo il piccolo Gavroche, il solo che non avesse abbandonato il posto e fosse rimasto in osservazione, credette di vedere alcuni uomini avanzare verso la barricata. Ad un tratto gridò:
      «Attenti!»
      Courfeyrac, Enjolras, Jean Prouvaire, Combeferre, Joly, Bahorel, Bossuet e tutti gli altri uscirono a precipizio dalla taverna: ancora un momento, e non avrebbero più fatto in tempo. Al di sopra della barricata si scorgeva l'ondeggiare d'una selva scintillante di baionette; guardie municipali d'alta statura penetravano, talune scavalcando l'omnibus, altre dall'apertura, spingendosi davanti il monello, che indietreggiava, ma non fuggiva.
      Il momento era critico. Era quel primo terribile attimo dell'inondazione, quando il fiume s'innalza al livello dell'argine e l'acqua incomincia ad infiltrarsi dalle fessure della diga: ancora un secondo, e la barricata sarebbe stata presa.
      Bahorel si scagliò sulla prima guardia municipale che entrava e l'uccise a bruciapelo con un colpo di carabina; la seconda uccise Bahorel con una baionettata. Un'altra aveva già atterrato Courfeyrac che gridava: «A me!» La più grande di tutte, una specie di colosso, si dirigeva su Gavroche colla baionetta in avanti. Il monello afferrò con le sue braccine l'enorme fucile di Javert, prese risolutamente di mira il gigante e tirò il grilletto; ma il colpo non partì. Javert non aveva caricato il fucile.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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