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      «Ed ora, per il disturbo, promettetemi...»
      E si fermò.
      «Che cosa?» chiese Mario.
      «Promettetemi!»
      «Lo prometto.»
      «Promettetemi di darmi un bacio sulla fronte, quando sarò morta. Lo sentirò.»
      Lasciò ricadere il capo sulle ginocchia di Mario e i suoi occhi si chiusero. Egli credette che quella povera anima si fosse involata. Eponina rimaneva immobile all'improvviso, nel momento in cui Mario la credeva addormentata per sempre, aperse lentamente gli occhi, in cui appariva la cupa profondità della morte, e gli disse con un accento, la dolcezza del quale sembrava già di un altro mondo:
      «E poi, signor Mario, sapete? Credo d'esser stata un po' innamorata di voi.»
      Tentò ancora di sorridere e spirò.
      VII • GAVROCHE CALCOLA BENE LE DISTANZEMario mantenne la promessa e depose un bacio su quella fronte livida, imperlata di gelido sudore; non si trattava d'un'infedeltà a Cosette, ma d'un addio pensoso e dolce ad un'anima infelice.
      Non senza sussultare egli aveva preso la lettera che Eponina gli aveva consegnata. Aveva subito intuito in essa un'avventura ed era impaziente di leggerla. Così è fatto il cuore umano: la disgraziata fanciulla aveva appena chiuso gli occhi, che Mario pensava ad aprire il foglio. La riposò dolcemente sul terreno e se ne andò; qualche cosa gli diceva che non poteva leggere la lettera davanti a quel cadavere.
      S'avvicinò ad una candela nella sala a terreno. Era un biglietto piegato e sigillato coll'elegante cura delle donne; l'indirizzo era scritto da una mano femminile e diceva:
      «Al signor Mario Pontmercy, presso il signor Courfeyrac, via della Verrerie, 16»


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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