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      La barricata Saint-Antoine era in un tumulto di tuoni, la barricata del Tempio era in silenzio. V'era fra quelle due ridotte la differenza che corre tra il formidabile ed il sinistro: la prima pareva una gola spalancata, l'altra una maschera. E, volendo ammettere che la gigantesca insurrezione del giugno fosse composta d'una collera e d'un enigma, si intuiva nella prima barricata il drago e, dietro la seconda, la sfinge.
      Quelle due barricate erano state costruite da due uomini che si chiamavano, l'uno Cournet e l'altro Barthélemy. Cournet aveva fatto la barricata Saint-Antoine e Barthélemy quella del Tempio; ognuna di esse era l'immagine di colui che l'aveva costruita.
      Cournet era un uomo d'alta statura; aveva le spalle larghe, la faccia accesa, il pugno come un mazzuolo, il cuore coraggioso, l'anima leale e lo sguardo sincero e terribile. Intrepido ed energico, irascibile e tempestoso, il più cordiale degli uomini, il più orribile dei combattenti. La guerra, la lotta e la mischia erano il suo mezzo respirabile e lo mettevano di buon umore. Era stato ufficiale di marina e, dai gesti e dalla voce, s'indovinava che usciva dall'oceano, proveniva dalla tempesta e continuava l'uragano nel combattimento. Ad eccezione del genio, v'era in Cournet qualche cosa di Danton, così come, ad eccezione della divinità, v'era in Danton qualche cosa d'Ercole.
      Barthélemy, magro, meschino, pallido e taciturno, era una specie di tragico monello che, schiaffeggiato un giorno da una guardia di città, la spiò, l'attese e l'uccise.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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