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      «Certo, oggi; e forse, stamattina stessa.» Era giorno chiaro; ma il raggio di luce era quasi orizzontale ed ella pensò che dovesse esser presto, molto presto; ma che pure bisognava alzarsi, per ricevere Mario.
      Sentiva che non avrebbe potuto vivere senza di lui e che, quindi, ciò sarebbe bastato perché Mario tornasse. Nessuna obiezione era concepibile e tutto era certo: era già abbastanza mostruoso aver sofferto tre giorni. Mario assente tre giorni, era una cosa orribile, da parte del buon Dio; ora, quella crudele beffa dall'alto era una specie di prova attraversata e Mario stava certo per giungere a portare una buona notizia. La gioventù è fatta così: asciuga presto gli occhi; trova inutile il dolore e non l'accetta. Essa è il sorriso dell'avvenire di fronte ad un ignoto, che è se stessa; è naturale che sia felice. Sembra che il suo respiro sia fatto di speranza.
      Del resto, Cosette non riusciva a ricordarsi quanto Mario le aveva detto a proposito di quell'assenza che avrebbe dovuto durare un giorno soltanto, né quale spiegazione le avesse dato. Tutti avranno osservato con quale abilità una moneta lasciata cadere in terra corra a nascondersi, e quale arte abbia di rendersi introvabile. Ora, vi sono pensieri che ci giocano lo stesso tiro: si rannicchiano in un angolo del nostro cervello, ed è finita; sono perduti ed è impossibile ritornarvi sopra colla memoria. Cosette s'indispettiva un poco dell'inutile sforzo che il suo ricordo faceva e andava dicendosi ch'era cosa indegna e una grossa colpa aver dimenticato le parole di Mario.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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