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      La giovinetta è solo un bagliore di sogno e non è ancora una statua; l'alcova di lei è nascosta nella parte buia dell'ideale e l'indiscreto contatto dello sguardo oltraggia quella vaga penombra. Qui, contemplare significa profanare.
      Non mostreremo nulla, perciò, di tutto quel soave piccolo scompiglio dell'alzarsi di Cosette.
      Un racconto orientale dice che la rosa era stata fatta bianca da Dio ma che, avendola Adamo guardata mentre si schiudeva, ebbe vergogna e divenne rosa. Noi siamo di coloro che si sentono imbarazzati di fronte alle giovinette e ai fiori, perché li trovano venerabili.
      Cosette si vestì in fretta, si pettinò e s'acconciò i capelli, cosa semplicissima in quei tempi, in cui le donne non rigonfiavano i riccioli e le bande con cuscinetti e imbottiture, non mettevano posticci nei capelli. Poi aperse la finestra e girò intorno lo sguardo, dappertutto, sperando di scoprire un po' di strada, un angolo di casa, un pezzo di lastrico e poter di là spiare l'arrivo di Mario; ma non si vedeva nulla dell'esterno. Il cortile interno era circondato da muri piuttosto alti ed aveva per sfondo alcuni giardini. A Cosette quei giardini parvero orribili e, per la prima volta in vita sua, trovò brutti i fiori; un tratto anche minimo di fossatello di quadrivio le sarebbe assai meglio tornato utile. Ella prese la decisione di guardare il cielo, come se pensasse che Mario potesse venire di là.
      Ad un tratto, scoppiò in lacrime. Non già che si trattasse di volubilità; ma la situazione era un susseguirsi di speranze, interrotte da abbattimenti.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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