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      Sentì confusamente qualche cosa d'orribile; le cose, infatti, passano nell'aria. Disse fra sé che non era sicura di nulla e che perdersi di vista significava perdersi; e l'idea che Mario potesse tornare a lei dal cielo le apparve, non più incantevole, ma macabra.
      Poi (così son fatte codeste nubi) le tornarono la calma e la speranza ed una specie di sorriso incosciente, ma fiducioso in Dio.
      Nella casa, tutti erano ancora a letto. Regnava un silenzio da provincia; nessuna imposta si apriva e lo sgabuzzino del portinaio era ancor chiuso; Toussaints non s'era alzata e Cosette pensò naturalmente che il babbo dormisse. Bisognava che avesse ben sofferto e che soffrisse ancora molto, perché ella andava dicendosi che il babbo era stato cattivo. Ma faceva assegnamento su Mario: l'eclisse d'una simile luce era assolutamente impossibile. E pregò. Di tanto in tanto, sentiva ad una certa distanza come delle sorde scosse e diceva: «Strano che aprano e chiudano i portoni così presto.» Erano le cannonate che battevano la barricata.
      A pochi piedi sotto la finestra di Cosette, nel vecchio cornicione tutto annerito dal muro, v'era un nido di rondòni. La parte tonda di quel nido sopravanzava un poco il cornicione, così che dall'alto si poteva vedere l'interno di quel piccolo paradiso. La madre, dentro di esso, teneva aperte a ventaglio le ali sulla covata; il padre svolazzava, andava e tornava, portando nel becco cibo e baci. La luce crescente indorava quella cosa felice e la grande legge Moltiplicate appariva sorridente ed augusta, e quel dolce mistero si beava nella gloria del mattino.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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