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      Esasperato dalla successiva apparizione della bandiera rossa e della vecchia giubba, da lui scambiata per una bandiera nera, andava biasimando a gran voce i generali e i comandanti di corpo, i quali tenevano consiglio, non ritenevano che il momento dell'assalto decisivo fosse venuto e lasciavano, secondo la celebre espressione d'uno di loro «che l'insurrezione cuocesse nel suo brodo». Per conto suo, trovava la barricata matura e, poiché tutto ciò che è maturo deve cadere, egli tentò.
      Comandava ad uomini risoluti come lui, «a degli arrabbiati», come disse un testimonio. La sua compagnia, quella stessa che aveva fucilato il poeta Jean Prouvaire, era la prima del battaglione collocato allo svolto della via; nel momento in cui meno v'era da aspettarselo, il capitano lanciò i suoi uomini contro la barricata. Quel gesto, eseguito con maggior buona volontà che strategia, costò caro alla compagnia Fannicot. Prima ch'essa fosse giunta ai due terzi della via, una scarica generale della barricata la accolse; quattro uomini, i più audaci, che correvano in testa, furono fulminati a bruciapelo proprio ai piedi della ridotta, e quella coraggiosa massa di guardie nazionali, gente valorosissima, che però non aveva affatto la tenacia militare, dovette ripiegare, dopo qualche esitazione, lasciando quindici morti sul selciato. L'istante d'esitazione diede tempo agli insorti di ricaricare le armi e una seconda scarica, micidialissima, raggiunse la compagnia prima che avesse potuto guadagnare l'angolo della via, suo riparo; inoltre, essa fu presa per un momento fra due mitraglie e ricevette la scarica del pezzo in batteria che, non avendo ricevuto l'ordine, non aveva cessato il fuoco.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Jean Prouvaire Fannicot