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      Il moto generale che pareva si fosse vagamente profilato era abortito; e l'attenzione del ministro della guerra e la strategia dei generali poteva ormai concentrarsi sulle tre o quattro barricate rimaste in piedi.
      Il sole saliva sull'orizzonte.
      Un insorto interpellò Enjolras:
      «Abbiamo fame. Dovremo proprio morire così, senza mangiare?»
      Enjolras, sempre appoggiato alla sua merlatura e senza abbandonare collo sguardo l'estremità della via, fece un cenno del capo affermativo.
      XIV • IN CUI SI LEGGERÀ IL NOME DELL'AMANTE D'ENJOLRASCourfeyrac, seduto su una pietra a fianco d'Enjolras, continuava ad insultare il cannone, ed ogni volta che, col suo rombo mostruoso, passava quella nube di proiettili che si chiama la mitraglia, l'accoglieva con un soffio di ironia.
      «Tu vai spolmonandoti, mio povero vecchio bestione. Mi fai pena; sprechi il fracasso per niente. Non è il tuono, questo: è solo la tosse.»
      Intorno a lui si rideva.
      Courfeyrac e Bossuet, dei quali il pericolo faceva crescere il coraggioso buon umore, sostituivano al cibo, come faceva la signora Scarron, il motteggio; e poiché mancava il vino, versavano a tutti l'allegria.
      «Ammiro Enjolras,» diceva Bossuet. «La sua impassibile temerità mi meraviglia; vive solo, il che, forse, lo rende un po' triste, e si lagna della sua grandezza, che lo costringe alla vedovanza. Noi, più o meno, abbiamo tutti qualche amante che ci rende pazzi, ossia coraggiosi; e quando si è innamorati come tigri, il meno che si possa fare è di battersi come leoni. È un modo come un altro di vendicarci dei tiri che ci fanno le nostre signore modistine.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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