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      » Sognatori assorti nel prodigio, attingono nell'idolatria della natura l'indifferenza del bene e del male, contemplatori del cosmo, radiosamente distratti dall'uomo, non capiscono come ci si possa occupare della fame del tale, della sete del tal altro, della nudità del povero durante l'inverno, della curvatura linfatica d'una piccola spina dorsale, del giaciglio, del solaio, della cella e dei cenci delle fanciulle tremanti di freddo, quando è possibile sognare sotto gli alberi: spiriti pacifici e terribili, spietatamente soddisfatti. Cosa strana, l'infinito basta ad essi; e quel gran bisogno dell'uomo, il finito, che ammette l'abbraccio, essi l'ignorano; il finito, che ammette il progresso, codesto lavoro sublime, è cosa alla quale non pensano. L'indefinito, che nasce dalla combinazione umana e divina dell'infinito e del finito, sfugge loro; purché siano a faccia a faccia coll'immensità, sorridono. Mai la gioia, sempre l'estasi. Sprofondarsi, ecco la loro vita. La storia dell'umanità, per essi, è solo una mappa catastale, in cui il Tutto non è presente, il vero Tutto ne resta fuori; a che scopo occuparsi di quel particolare che è l'uomo? L'uomo soffre, può darsi; ma guardate un po' Aldebaran che sorge! La madre non ha più latte, il neonato muore: che ne so io? Osservate un po' questo magnifico rosone, formato da un disco dell'alburno dell'abete, esaminato al microscopio! Paragonate con esso le più belle trine della Fiandra! Codesti pensatori dimenticano d'amare; lo zodiaco fa loro effetto, al punto d'impedir di vedere il fanciullo che piange.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Aldebaran Fiandra