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      Essi scorsero qualche cosa che galleggiava, virarono di bordo, da quelle navi che sono, e si diressero verso la focaccia lentamente, colla beata maestà che s'addice a bestie candide.
      «I cigni capiscono i segni,» disse il borghese, felice del suo spirito.
      In quel momento il lontano tumulto della città crebbe ancora, stavolta, in modo sinistro. Vi sono soffî di vento che parlan più chiaro degli altri; quello che spirava in quel momento portò netto un rullar di tamburi, clamori, fuochi di fila e lugubri rintocchi a stormo confusi col cannone. Ciò coincise con una nuvola nera, che nascose bruscamente il sole.
      I cigni non erano ancor giunti alla focaccia.
      «Torniamo a casa,» disse il borghese; «stanno attaccando le Tuileries
      E riafferrata la mano del figlio, continuò:
      «Dalle Tuileries al Lussemburgo, v'è soltanto la distanza che separa la regalità dalla parìa: è poca cosa. Stanno per piovere fucilate.»
      Guardò la nube.
      «E forse, sta per piovere anche pioggia. Il cielo si mette di mezzo: il ramo cadetto è condannato. Andiamo a casa, presto.»
      «Vorrei vedere i cigni mangiare la focaccia,» disse il figlio. Il padre rispose:
      «Non sarebbe prudente.»
      E trasse con sé il suo borghesuccio.
      Il figlio, che rimpiangeva i cigni, tenne volta la testa verso la vasca, fino a quando una svolta del viale alberato non gliela ebbe nascosta.
      Però, contemporaneamente ai cigni, i due piccoli errabondi s'erano avvicinati alla focaccia, galleggiante sull'acqua. Il più piccino guardava il dolce e il più grande il borghese che se ne andava.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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