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      «Certo.»
      «Ebbene, ne chiedo una.»
      «Quale?»
      «Che sia io a far saltare le cervella a quell'uomo.»
      Javert alzò il capo, vide Valjean, ebbe un gesto impercettibile e disse:
      «Giustissimo.»
      Quanto ad Enjolras, s'era messo a ricaricare la carabina; volse lo sguardo in giro e disse:
      «Nessuno reclama?»
      E si volse verso Jean Valjean.
      «Prendete la spia.»
      Valjean, infatti, s'impossessò di Javert, sedendosi sull'estremità della tavola. Afferrò la pistola, e un debole rumore annunciò ch'egli ne aveva armato il cane.
      «All'armi!» gridò Mario, dall'alto della barricata.
      Javert si mise a ridere, di quella risata senza rumore che gli era particolare, e, guardando fisso gli insorti, disse loro:
      «Voi non state affatto meglio di me.»
      «Tutti di fuori!» gridò Enjolras.
      Gl'insorti si slanciarono alla rinfusa e, mentre uscivano, ricevettero nella schiena (ci si permetta l'espressione) queste parole di Javert: «Arrivederci fra poco!»
      XIX • JEAN VALJEAN SI VENDICAQuando Jean Valjean fu solo con Javert, sciolse la corda che teneva avvinto il prigioniero a mezzo il corpo, il nodo della quale era sotto la tavola; dopo di che, gli fece cenno d'alzarsi.
      Javert ubbidì, con quell'ineffabile sorriso in cui si condensa la supremazia dell'autorità incatenata.
      Valjean prese Javert per la martingala, come si prenderebbe una bestia da soma per la briglia e, trascinandoselo dietro, uscì dalla taverna, lentamente, poiché Javert, impacciato nel camminare dai suoi legami, poteva solo fare dei passettini.
      Valjean teneva in pugno la pistola.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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