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      Chi si dispera ha torto. Il Progresso si risveglia infallibilmente e, dopo tutto, si potrebbe dire che ha camminato anche dormendo, dal momento che è cresciuto. Quando lo si rivede in piedi, lo si ritrova più grande. Esser sempre pacifico, non è del Progresso più di quanto non sia di un fiume; non elevategli sbarramenti, non gli buttate dentro rocce, poiché l'ostacolo fa spumeggiar l'acqua e ribollire l'umanità. Da questo provengono i torbidi, ma dopo di essi, si riconosce che è stato fatto del cammino. Fino a quando l'ordine, che non è altro se non la pace universale, non sia stabilito, fino a quando non regnino l'armonia e l'unità, il Progresso avrà per tappe le rivoluzioni.
      Cos'è il Progresso, allora? L'abbiam detto or ora: è la vita permanente dei popoli.
      Ora, talvolta avviene che la vita momentanea degli individui si opponga alla vita eterna del genere umano.
      Confessiamolo senza amarezza: l'individuo ha il proprio interesse distinto e può senza prevaricazione stipulare un patto per questo interesse e difenderlo. Il presente ha la sua quantità scusabile d'egoismo, così come la vita contingente ha il suo diritto e non è tenuta a sacrificarsi di continuo all'avvenire; la generazione alla quale spetta attualmente il proprio turno di transito sulla terra non è costretta ad abbreviarlo per le generazioni, sue uguali, al postutto, il turno delle quali verrà più tardi. «Io esisto,» mormora quel qualcuno che si chiama Tutti. «Sono giovane e sono innamorato, sono vecchio e voglio riposarmi, sono padre di famiglia, lavoro, prospero, faccio buoni affari, ho case da affittare, denaro in rendita di Stato, sono felice, ho moglie e figli che amo, e desidero vivere; lasciatemi in pace.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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