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      La Francia ha le sue ricadute di materialismo e, in certi momenti, le idee che ostruiscono quel cervello sublime non hanno più nulla che ricordi la grandezza francese, sono delle dimensioni d'un Missouri o d'una Carolina del Sud. Che farci? La gigantessa si diverte a far la nana; l'immensa Francia ha i suoi capricci di piccineria. Ecco quanto.
      Non v'è nulla da ridire. I popoli hanno pur essi, al pari degli astri, il diritto d'eclisse; e tutto va bene, purché la luce ritorni e l'eclisse non degeneri in notte. Alba e risurrezione sono sinonimi, e il riapparire della luce è identico alla persistenza dell'io.
      Constatiamo questi fatti con calma. La morte sulla barricata o la tomba nell'esilio sono, per il sacrificio, una circostanza accettabile. Il vero nome del sacrificio è disinteresse. Si lascino pure abbandonare gli abbandonati, esiliare gli esiliati; noi ci limitiamo a supplicare i grandi popoli di non indietreggiare troppo, quando indietreggiano. Non bisogna, col pretesto di tornare alla ragione, andar troppo avanti nella discesa.
      La materia esiste, l'istante esiste, gli interessi esistono, il ventre esiste; ma non bisogna che il ventre sia la sola saggezza. La vita contingente, ammettiamolo pure, ha il suo diritto; ma la vita eterna ha pure il suo. Ahimè! L'esser salito non impedisce di cadere; e ciò si vede nella storia, più spesso di quanto non si vorrebbe. Una nazione è illustre; assapora l'ideale e poi cade nel fango, e trova che va bene; e se le si chiede come mai abbandoni Socrate per Falstaff, risponde: «Perché mi piacciono gli uomini di stato.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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