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      Erano addossati all'elevata casa a sei piani al fondo della ridotta, che poteva essere la salvezza; ma era barricata e come murata dall'alto in basso. Prima che i soldati di fanteria fossero giunti nell'interno della barricata, una porta aveva bene il tempo d'aprirsi e di richiudersi; bastava la durata di un lampo, e la porta di quella casa, socchiusa bruscamente e rinchiusa subito, era la vita per quei disperati. Dietro quella casa v'erano le vie, la fuga possibile, lo spazio. E si misero a battere contro quella porta a colpi di calcio di fucile e di pedate, chiamando, gridando, supplicando, giungendo le mani: nessuno aperse. Dalla finestrella del terzo piano, la testa morta li guardava.
      Ma Enjolras e Mario, con sette od otto che s'erano raccolti intorno ad essi, s'eran slanciati a proteggerli. Enjolras aveva gridato ai soldati: «Non avanzate!» e siccome un ufficiale non aveva ubbidito, Enjolras l'aveva ucciso; ora stava nel cortiletto interno della ridotta, addossato alla casa di Corinto, colla spada in una mano e il fucile nell'altra, tenendo aperta la porta della taverna, della quale impediva l'ingresso agli assalitori. Gridò ai disperati: «V'è solo una porta aperta, ed è questa!» Poi, facendo loro schermo del proprio corpo e affrontando da solo un battaglione intero, li fece passare dietro di sé. Tutti vi si precipitarono, ed Enjolras, eseguendo colla carabina, della quale si serviva ormai come d'un bastone, quel che gli schermitori di bastone chiamano la rosa coperta, fece abbassare le baionette intorno e davanti a sé, ed entrò per ultimo.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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