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      Quando la porta fu barricata, Enjolras disse agli altri: «Vendiamo la vita a caro prezzo.»
      Poi s'accostò alla tavola su cui erano distesi Mabeuf e Gavroche. Si vedevano sotto il lenzuolo funebre due forme dritte e rigide, una grande, l'altra piccola, mentre i due volti si profilavano vagamente sotto le fredde pieghe del sudario; una mano usciva di sotto a quel lenzuolo e pendeva verso terra: era quella del vecchio.
      Enjolras si chinò e baciò quella mano venerabile, come la vigilia aveva baciato la fronte. Erano i due soli baci ch'egli avesse dato in vita sua.
      Saremo brevi. Se la barricata aveva lottato come una porta di Tebe, la taverna lottò come una casa di Saragozza. Sono resistenze bisbetiche: niente quartiere, nessuna possibilità di parlamentare: si vuol morire, a patto d'uccidere. Quando Suchet dice: «Capitolate,» Palafox risponde: «Dopo la guerra col cannone, quella a coltello.» Nulla mancò alla presa d'assalto della taverna Hucheloup; né le pietre gettate dalle finestre e dal tetto sugli assedianti, che esasperavano i soldati orribilmente schiacciandoli, né le fucilate dalle cantine e dagli abbaini, né il furore dell'attacco, né l'ira della difesa, né, infine, quando la porta cedette, le frenetiche demenze dello sterminio. Allorché gli assalitori si scagliarono nella bettola, coi piedi incespicanti nei telai della porta sfondata e abbattuta, non trovarono un solo combattente: la scala a chiocciola, tagliata a colpi di scure, giaceva in mezzo alla sala a terreno e alcuni feriti finivan di morire; ma tutto quel che non era stato ucciso era al primo piano e lassù, attraverso il foro del soffitto ch'era stato l'ingresso della scala, scoppiò una terribile fucileria.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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