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      Egli ripeté: «Viva la repubblica!» attraversò la sala con passo fermo ed andò a collocarsi davanti ai fucili, ritto in piedi vicino ad Enjolras.
      «Speditene due con un colpo solo,» disse.
      E, volgendosi verso Enjolras con dolcezza, gli chiese:
      «Me lo permetti?» Enjolras gli strinse la mano, sorridendo.
      Quel sorriso non era ancor finito, che la detonazione echeggiò.
      Enjolras, attraversato da otto pallottole, rimase appoggiato al muro, come inchiodato; solo, chinò il capo.
      Grantaire, fulminato, gli si abbatté ai piedi.
      Poco dopo, i soldati snidavano gli ultimi insorti rifugiati nella parte alta della casa. Sparavano attraverso una graticciata di legno, nel solaio, si battevano nei soppalchi. Dalle finestre venivan gettati dei corpi, alcuni vivi; due volteggiatori che stavano cercando di risollevare l'omnibus fracassato venivano uccisi da due colpi di carabina, sparati dagli abbaini; un uomo in camiciotto veniva precipitato giù da questi, con una baionettata nel ventre, e rantolava al suolo; un soldato e un rivoltoso scivolavano insieme sul pendìo di tegole del tetto, senza volersi lasciare e cadevano, tenendosi stretti in un feroce abbraccio. La stessa lotta si svolgeva in cantina: grida, fucilate, scalpiccìo selvaggio. Poi, il silenzio. La barricata era presa.
      I soldati incominciarono la perquisizione delle case dei dintorni e l'inseguimento dei fuggiaschi.
      XXIV • PRIGIONIEROMario, infatti, era prigioniero: prigioniero di Jean Valjean.
      La mano che l'aveva ghermito alle spalle nel momento in cui stava per cadere e della quale, nel perder la conoscenza, aveva sentito la stretta, era quella di Valjean.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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