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      Al principio del secolo attuale, la fogna di Parigi era ancora un luogo misterioso. Il fango non può mai avere una bella reputazione; ma qui la cattiva rinomanza giungeva fino allo sgomento. Parigi sapeva confusamente d'aver sotto di sé un'orribile cantina, di cui si parlava come di quel mostruoso stagno di Tebe, nel quale formicolavano scolopendre lunghe quindici piedi e che avrebbe potuto servire da vasca da bagno a Behemoth; gli stivaloni dei fognaioli non s'avventuravano mai oltre certi punti noti; e si era ancora vicinissimi ai tempi in cui le carrette di fango, dall'alto delle quali Saint-Foix fraternizzava col marchese di Créqui, si scaricavano con tutta semplicità direttamente nella fogna. Quanto alla manutenzione, si affidava questo compito agli acquazzoni, i quali ingombravano più che non spazzassero via. Roma lasciava ancora qualche poesia alla sua cloaca e la chiamava Gemonie; Parigi insultava la sua e la chiamava Buco puzzolente. La scienza e la superstizione erano d'accordo quanto ad orrore, poiché il Buco puzzolente non ripugnava meno all'igiene che alla leggenda. Il fantasma del Monaco era uscito di sotto il fetido archivolto della fogna Mouffetard; i cadaveri dei Marmousets erano stati gettati nella fogna Barillerie; Fagon aveva attribuito la terribile febbre maligna del 1685 al grande orifizio del Marais, che rimase spalancato fino al 1833 in via Saint-Louis, quasi in faccia all'insegna del Messaggero garante. La bocca d'accesso della fogna di via Mortellerie era celebre per le puzze pestilenziali che ne uscivano; col suo cancello di ferro a punte, che dava l'idea d'una fila di denti, essa stava in quella via fatale come una gola di drago, che soffiasse l'inferno sugli uomini.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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