L'avanzata era penosa, e non era raro che le scale s'immergessero fino a tre piedi d'altezza nel limo. Le lanterne agonizzavano nei miasmi; di tanto in tanto, bisognava trasportare altrove qualche fognaiolo svenuto. In certi punti, s'incontrava un precipizio; il suolo aveva ceduto, la pavimentazione era crollata e la fogna s'era mutata in pozzo nero. Non si trovava piů il terreno solido, e si durň gran fatica a ritirare dal fango un uomo che v'era bruscamente scomparso. Dietro consiglio di Fourcroy, venivano accese di tanto in tanto, nei punti risanati a sufficienza, grandi gabbie piene di stoppa imbevuta di resina. La muraglia, in certi punti, era coperta di fungositŕ deformi, che si sarebbero detti tumori; la stessa pietra pareva ammalata in quell'irrespirabile ambiente.
      Bruneseau, nella sua esplorazione, procedé da monte a valle. Al punto di biforcazione dei due condotti d'acqua del Grand-Hurleur, decifrň sopra una pietra sporgente la data del 1550; quella pietra indicava il limite a cui s'era fermato Filiberto Delorme, incaricato da Enrico II di visitare la rete stradale sotterranea di Parigi e poteva dirsi l'impronta del sedicesimo secolo sulla fogna. Bruneseau ritrovň le costruzioni del secolo decimosettimo nel condotto del Ponceaus e nel condotto della via Vieille-du-Temple, coperti tra il 1600 e il 1650, e le costruzioni del decimottavo nella sezione Ovest del canale collettore, arginata e coperta nel 1740. Quelle due vôlte, e soprattutto la meno antica, quella del 1740, erano piů screpolate e decrepite della muratura della fogna perimetrale, che datava dal 1412, epoca in cui il ruscello d'acqua sorgiva di Ménilmontant venne elevato alla dignitŕ di cloaca massima di Parigi; avanzamento analogo a quello d'un contadino che diventasse primo cameriere del re, qualche cosa di simile a Tonio trasformato in Lebel.