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      LIBRO TERZOFANGO, MA ANIMA
      I • LE SORPRESE DELLA CLOACAJean Valjean si trovava per l'appunto nella cloaca di Parigi.
      Altra somiglianza di Parigi col mare: come nell'oceano, chi vi si immerge può essere inghiottito.
      Attraversarla era pazzesco. Proprio nel bel mezzo della città, Valjean era uscito dalla città; e in un batter d'occhio, il tempo d'alzare un coperchio e di richiuderlo, era passato dalla luce meridiana all'oscurità completa, da mezzogiorno a mezzanotte, dal fragore al silenzio, dal turbinio dei tuoni al ristagno della tomba, e, per peripezia assai più prodigiosa ancora di quella di via Polonceau, dal più estremo pericolo alla sicurezza più assoluta.
      Era una brusca caduta in una cantina, una scomparsa nell'in pace di Parigi; e fu un momento strano quello in cui lasciò quella via dove la morte era dappertutto per quella specie di sepolcro in cui era la vita. Gli si era aperto all'improvviso sotto i piedi il trabocchetto della salvezza, e la bontà celeste l'aveva, in certo qual modo, preso a tradimento: adorabili imboscate della provvidenza!
      Solo, il ferito non si muoveva, e Jean Valjean non sapeva se colui ch'egli trasportava in quella fossa era un morto o un vivo.
      La sua prima sensazione fu d'accecamento. A un tratto, non vide più nulla; e, per un istante, gli parve anche d'esser divenuto sordo. Non sentiva più nulla. Il frenetico uragano omicida che si scatenava pochi piedi al disopra non giungeva fino a lui, come abbiamo detto, che spento e indistinto, grazie allo spessore di terra che ne lo separava, e pareva venisse da una grande profondità. Sentiva che il suo piede calpestava terreno solido, ecco quanto; ciò gli bastava.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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