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      Non per questo cessò d'avanzare, più rapidamente che poteva. Aveva passato le braccia di Mario intorno al collo, ed i piedi di lui gli pendevano dietro la schiena; gli teneva ambo le braccia con una mano e tastava il muro coll'altra. La guancia di Mario toccava la sua e, sanguinante come era, vi si appiccicava; sentiva colare su di sé, e penetrare sotto i panni un rivoletto tiepido, che proveniva da Mario. Pure, un calore umido contro l'orecchio, che la bocca del ferito toccava, indicava la respirazione, e quindi la vita. Il corridoio in cui Valjean stava camminando era meno stretto del primo, sebbene vi camminasse piuttosto stentatamente; le piogge del giorno precedente non ancora scolate formavano un torrentello al centro del piano di base, di modo ch'egli era costretto a stringersi contro il muro, per non avere i piedi nell'acqua. Andava così camminando, nel buio, come gli esseri delle tenebre che brancolano nell'invisibile e sono sotterraneamente perduti nelle vene dell'ombra.
      Pure, a poco a poco, sia che qualche spiraglio lontano inviasse un po' di luce a galleggiare su quella nebbia opaca, sia che i suoi occhi s'avvezzassero all'oscurità, gli ritornò una vaga visibilità ed egli ricominciò a rendersi conto, in modo confuso, ora del muro che andava toccando ed ora della vôlta sotto la quale stava passando. La pupilla si dilata nelle tenebre e finisce per trovarvi la luce, così come l'anima si dilata nella disgrazia e finisce per trovarvi Dio.
      Dirigersi era malagevole. Il tracciato delle fogne riproduce, per così dire, quello delle vie sovrapposte; e nella Parigi d'allora v'erano duemila duecento vie.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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