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      Mario, dunque, vi sarebbe morto d'emorragia ed egli di fame? Avrebbero forse finito per smarrirsi là entrambi, e per ridursi a due scheletri in un angolo di quelle tenebre? Lo ignorava: andava chiedendosi tutto ciò e non poteva rispondervi. L'intestino di Parigi è un precipizio. Come il profeta, egli era nel ventre del mostro.
      Tutt'a un tratto ebbe una sorpresa. Nel momento più imprevisto, senza ch'egli avesse cessato di camminare in linea retta, s'accorse che non saliva più; l'acqua del fondo gli batteva i talloni, invece di giungergli sulla punta delle dita. La fogna, ora, scendeva. Perché? Stava dunque per giungere improvvisamente alla Senna? Quel pericolo era grande, ma quello di indietreggiare lo era ancor più; ed egli continuò ad avanzare.
      Non era diretto verso la Senna. La schiena d'asino che il suolo di Parigi forma sulla riva destra scarica uno dei suoi versanti nella Senna e l'altro nella Cloaca Grande; e la cresta di quella schiena d'asino che determina la divisione delle acque disegna una linea capricciosissima. Il punto culminante, che forma lo spartiacque, si trova, nella fogna Saint-Avoye, al di là della via Michele Lecomte, nella fogna del Louvre, vicino ai viali e nella fogna di Montmartre, vicino ai mercati. A quest'ultimo punto culminante era giunto Jean Valjean, che si dirigeva così verso la fogna perimetrale. Era dunque sulla buona strada; ma non lo sapeva.
      Ogni qual volta incontrava una diramazione, ne tastava gli angoli e, se l'apertura che gli si offriva era meno larga del corridoio in cui si trovava, non v'entrava e continuava la sua strada, giudicando con ragione che qualunque condotto più stretto dovesse far capo ad un vicolo e non potesse che allontanarsi dalla mèta, cioè dall'uscita.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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