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      La riva era solitaria; non si scorgeva l'ombra d'un passante e nemmeno d'un barcaiolo o d'un traghettatore, sulle chiatte amarrate qua e là.
      Solo dal lungo Senna dirimpetto si sarebbe potuto osservare facilmente quei due uomini, e, per chi li avesse esaminati a quella distanza, l'uomo che precedeva sarebbe apparso un essere irsuto, cencioso e obliquo, inquieto e tremante sotto un camiciotto a sbrendoli, mentre l'altro gli sarebbe apparso una persona tradizionalmente ufficiale, colla finanziera abbottonata fino al mento.
      Se li potesse vedere da vicino, forse il lettore li riconoscerebbe.
      Qual era lo scopo del secondo? Probabilmente di giungere a fornire all'altro un vestito più caldo.
      Quando un uomo vestito dallo stato insegue un cencioso, lo fa allo scopo di farne un altro uomo vestito dallo stato: solo, tutto il problema sta nel colore. Esser vestito di celeste, è glorioso, di rosso, è spiacevole.
      V'è una porpora anche per gli infimi. Ora, era probabilmente qualche disappunto e qualche porpora di quel genere che il primo desiderava di schivare.
      Se l'altro lo lasciava ancora andare e non l'agguantava, era, secondo tutte le apparenze, nella speranza di vederlo far capo a qualche significativo appuntamento e a qualche crocchio di buona preda. Operazione delicata, questa, che si chiama «pedinare».
      Ciò che rendeva assai probabile questa congettura è il fatto che l'uomo abbottonato, scorgendo dalla riva una carrozza da piazza che passava vuota, sopra il lungo Senna, fece un cenno al vetturino; questi comprese, riconobbe evidentemente con chi aveva da fare, voltò e si mise a seguire al passo, dall'alto del lungo Senna, i due uomini.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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