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      Quell'inferriata, specie di porta praticata al piede del muraglione, s'apriva sul fiume, oltreché sulla riva, e sotto ad essa scorreva un fossatello nerastro, che si scaricava nella Senna.
      Al di là delle due grosse sbarre arrugginite si distingueva una sorta d'oscuro corridoio a vôlta.
      L'uomo incrociò le braccia e guardò il cancello con aria di rimprovero. E poiché quello sguardo non era sufficiente, tentò di spingerlo e lo scosse; ma quello resistette solidamente. Era probabile che l'avessero aperto, sebbene non si fosse sentito alcun rumore, cosa singolare in un cancello così arrugginito; ma certo era stato richiuso, la qual cosa indicava che colui davanti al quale la porta s'era aperta aveva, non già un grimaldello, ma una chiave.
      Quell'evidenza balzò immediatamente alla mente dell'uomo che si sforzava di scuotere il cancello e gli strappò codesto epifonema:
      «È grossa! Una chiave del governo!»
      Poi, calmandosi immediatamente, espresse tutto un mondo d'idee intime con codesta infilata di monosillabi, accentuati quasi ironicamente:
      «To'! To'! To'! To'!»
      Detto questo, e come se sperasse chissà cosa, o di veder uscire ancora l'uomo, o di vederne entrare altri, si mise in agguato dietro il mucchio di rottami, colla paziente ira d'un cane da guardia.
      Da parte sua, la carrozza, che si regolava su tutti i movimenti di lui, s'era fermata sopra il punto in cui egli si trovava, vicino al parapetto. Il vetturino, prevedendo una lunga sosta, infilò il muso del cavallo nel sacco d'avena, umido nella parte inferiore, così noto ai parigini, ai quali i governi (sia detto fra parentesi), lo mettono talvolta.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Senna