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      «Muovetevi, dunque!» riprese Javert, che soggiunse: «Domani, qui, vi sarà un funerale.»
      Per Javert, gli incidenti consueti della pubblica via erano classificati per categoria, il che costituisce il principio della previdenza e della sorveglianza, ed ogni eventualità aveva il suo scompartimento; i fatti possibili, in certo qual modo, eran come collocati in cassetti dai quali uscivano, secondo l'occasione, in quantità variabili. V'erano, nella via, chiasso, sommossa, carnevale e funerale.
      Il portinaio si limitò a svegliare Basco. Questi risvegliò Nicoletta, la quale risvegliò la zia Gillenormand; quanto al nonno, lo lasciarono dormire, pensando che avrebbe sempre avuto a sufficienza il tempo di saper la cosa.
      Mario fu portato al primo piano, senza che nessuno, del resto, se ne accorgesse, nelle altre parti della casa, e venne deposto sopra un vecchio divano nell'anticamera di Gillenormand. Poi, mentre Basco andava in cerca d'un medico e Nicoletta apriva gli armadi della biancheria, Valjean sentì Javert toccargli la spalla; comprese e ridiscese, avendo alle calcagna il passo di Javert che lo seguiva.
      Il portinaio li guardò partire come li aveva visti arrivare, con sonnolenza sgomenta.
      Risalirono in carrozza, mentre il vetturino montava in serpa.
      «Ispettore Javert,» disse Jean Valjean «accordatemi ancora una cosa.»
      «Quale?» chiese rudemente Javert.
      «Lasciatemi tornare un momento a casa, e poi fate di me quello che volete.»
      Javert rimase alcuni istanti silenzioso, col mento nascosto nel bavero della finanziera; poi abbassò il vetro anteriore.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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