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      A poco a poco, siccome bisogna sempre che le agitazioni interne s'aprano una via, tornò all'avo la concatenazione delle parole; ma pareva che non avesse più la forza di pronunciarle, e la sua voce era talmente sorda e spenta, come se provenisse dall'altra sponda d'un abisso.
      «Per me fa lo stesso; anch'io sto per morire. E dire che non v'è in Parigi, una sola donnetta che non si sarebbe sentita felice di far la felicità di questo miserabile! Un furfante che, invece di divertirsi e di godersi la vita, è andato a battersi e s'è fatto mitragliare come un bruto! E per chi, poi? Per la repubblica! Invece di andare a ballare alla 'Chaumière', com'è dovere dei giovani! Val proprio la pena d'aver vent'anni. Bella cretineria, la repubblica! Fate dunque i bei figli, povere madri! Suvvia, è morto. Saranno due funerali sotto il portone. E ti sei fatto conciare in questo modo per i begli occhi del generale Lamarque? Che aveva fatto per te, il generale Lamarque? Uno sciabolatore, un chiacchierone! Farsi ammazzare per un morto! Ma è concepibile? E a vent'anni! E senza voltare il capo per guardare se non lasciava nulla dietro di sé! Ecco che ora i poveri vecchi galantuomini sono costretti a morire in solitudine. Crepa nel tuo cantuccio, vecchio gufo! Ebbene, tanto meglio, dopo tutto! Questo m'ucciderà subito, ed è quello che speravo. Sono troppo vecchio: ho cento anni, ho centomila anni, e da tanto tempo ho il diritto d'esser morto. Dopo questo colpo, è fatto. È finita, dunque; che felicità! A che scopo fargli respirare l'ammoniaca e tutte quelle medicine?


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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