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      Prese la via più breve verso la Senna, raggiunse il lungo Senna Ormes, lo costeggiò, sorpassò la Grève e si fermò, a poca distanza dal corpo di guardia della piazza Châtelet, all'angolo del ponte di Notre Dame. Là la Senna forma, fra il ponte Notre Dame e il ponte del Cambio da una parte e fra il lungo Senna Mègisserie e quello dei Fiori dall'altra, una specie di lago quadrato, attraversato da una rapida.
      Quel punto della Senna è temuto dai barcaioli. Nulla è più pericoloso di quella rapida, rinchiusa a quell'epoca e irritata dalle palafitte del mulino del ponte, oggi demolito; i due ponti, tanto vicini l'uno all'altro, aumentano il pericolo, poiché l'acqua s'affretta con furia possente sotto i loro archi. Essa forma larghe pieghe terribili, si accumula e fa impeto; l'onda sforza le pile dei ponti, come se volesse strapparle con grosse corde liquide. Coloro che cadono là dentro non ricompaiono, ed i migliori nuotatori vi annegano.
      Javert s'appoggiò coi gomiti al parapetto, il mento fra le mani e, mentre le unghie tormentavano macchinalmente le folte fedine, pensò.
      Una novità, una rivoluzione, una catastrofe stava accadendo in lui; e v'era quanto bastava per esaminarsi.
      Soffriva spaventosamente.
      Da qualche ora Javert non era più semplice. Era turbato; quel cervello, così limpido nella sua cecità, aveva perduto la sua trasparenza; in quel cristallo v'era una velatura. Egli sentiva nella sua coscienza sdoppiarsi il dovere, senza poterselo dissimulare. Quando aveva incontrato così inaspettatamente Jean Valjean sulla riva della Senna, v'era in lui qualche cosa del lupo che riafferra la sua preda e del cane che ritrova il suo padrone.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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