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      Il destino ha certe situazioni estreme a picco sull'impossibile, al di là delle quali la vita non è che un baratro: e Javert si trovava a una di quelle circostanze estreme.
      Una delle sue ansietà era d'esser costretto a pensare; lo costringeva la stessa violenza di tutte quelle contraddittorie commozioni ed il pensiero, cosa inusitata per lui, gli riusciva singolarmente doloroso.
      V'è sempre, nel pensiero, una certa ribellione intima; ed egli s'irritava d'avere una siffatta cosa in sé. Il pensiero, qualunque ne fosse il soggetto, all'infuori della stretta cerchia delle sue funzioni, sarebbe stato per lui, in ogni caso, una inutile fatica; ma il pensiero sulla giornata allora trascorsa era una tortura. Eppure, bisognava bene guardare nella coscienza, dopo simili scosse, e render conto di sé a sé.
      Quel che aveva fatto poco prima lo faceva tremare. Egli, Javert, aveva trovato opportuno di decidere, contro tutti i regolamenti di polizia, contro tutta l'organizzazione sociale e giudiziaria e contro il codice intero, una messa in libertà; e questo, perché gli era convenuto, tanto che aveva sostituito le proprie faccende alle faccende pubbliche. Non era una cosa inqualificabile? Ogni qual volta si metteva di fronte a quell'azione ignominiosa da lui commessa, tremava da capo a piedi. Che partito prendere? Gli restava una sola via d'uscita: ritornare in fretta in via dell'Homme-Armé e far mettere in carcere Valjean. Era chiaro che non v'era altro da fare; e non poteva.
      Qualche cosa gli sbarrava la strada da quella parte.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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