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      Essere ghiaccio, e fondere! Esser tenaglia, e diventare una mano! Sentirsi ad un tratto dita che s'aprono! Lasciarsi sfuggire la preda, cosa spaventosa! Esser l'uomo proiettile, non saper più la strada, ed indietreggiare!
      Oh, esser costretto a confessare a se stesso che l'infallibilità non è infallibile, che nel dogma può esservi errore, che tutto non è detto, quando il codice ha parlato! Dover confessare che la società non è perfetta, che l'autorità è complicata di esitazioni, che uno scricchiolio è possibile sotto l'immutabile, che i giudici sono uomini, che la legge può ingannarsi, che i tribunali posson essere in errore! Oh, scorgere un'incrinatura nell'immenso vetro celeste del firmamento!
      Quel che accadeva in Javert, era il Fampoux d'una coscienza rettilinea, era il deragliare di un'anima, l'annientamento d'una probità irresistibilmente lanciata in linea retta, che s'infrangeva contro Dio; certo, è una cosa strana che il fuochista dell'ordine, il macchinista dell'autorità, salito sul cieco cavallo di ferro dalla via obbligata, possa venir disarcionato da un colpo di luce. È strano che l'impermutabile, il diretto, il corretto, il geometrico, il passivo e il perfetto possano flettersi, e che vi sia per la locomotiva una via di Damasco!
      Dio, sempre intimo all'uomo e refrattario — egli vera coscienza — alla falsa, divieto alla scintilla di spegnersi, ordine al raggio di ricordarsi del sole, ingiunzione all'anima di riconoscere il vero assoluto allorché esso si confronta coll'assoluto fittizio; l'umanità sempre recuperabile, il cuore umano che non si smarrisce mai, questo splendido fenomeno, il più bello, forse, dei nostri prodigi interiori, Javert lo capiva?


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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