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      E su tutta quella rovina s'ergeva un uomo, col berretto verde in capo e l'aureola in fronte: ecco a quale sconvolgimento era giunto, ecco la spaventosa visione che gli riempiva l'anima.
      No, non era sopportabile.
      Stato d'animo violento, quanti mai ve ne furono. V'erano solo due modi d'uscirne: uno, recarsi risolutamente da Jean Valjean e restituire alla cella l'uomo della galera; l'altro...
      Javert abbandonò il parapetto e, a testa alta, stavolta, si diresse a passi fermi verso il posto di guardia indicato da un fanale, ad un angolo della piazza Châtelet. Giunto, scorse attraverso la vetrata un agente municipale ed entrò. Solo dal modo con cui spingono la porta d'un corpo di guardia, gli agenti della polizia si riconoscono fra loro; Javert diede il suo nome, mostrò la sua tessera al poliziotto e sedette al tavolo del posto, sul qual ardeva una candela. Sul tavolo v'erano una penna, un calamaio di piombo e qualche foglio di carta, per gli eventuali processi verbali e per le consegne delle ronde notturne.
      Quel tavolo, sempre completato dalla sua sedia impagliata, è una istituzione; esiste in tutti i posti di polizia, è invariabilmente munito d'una scodellina di bosso piena di segatura di legna e d'una scatoletta di cartone, piena di ostie rosse da suggellare e può considerarsi il piano inferiore dello stile ufficiale. Da esso incomincia la letteratura di stato.
      Javert prese la penna ed un foglio di carta e si mise a scrivere. Ecco quello che scrisse:
     
      alcune osservazioniper il buon andamento del servizio


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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