' E ho detto: 'To', ho qui sottomano la mia Cosette; gliela darò, e bisognerà bene che mi ami un pochino, o che mi dica il perché'. Ah, tu credevi che il vecchio stesse per tempestare, per far la voce grossa, per dire di no, e per alzare il bastone su tutta questa aurora! Niente affatto. Cosette? Benissimo. Amore? Benone; non chiedo di meglio. Datevi il disturbo di sposarvi, signore. Sii felice, mio figlio prediletto.»
      E, detto questo, il vecchio scoppiò in singhiozzi. Prese la testa di Mario, se la strinse fra le braccia contro il vecchio petto, e si misero a piangere, entrambi; poiché questa è una forma della suprema felicità.
      «Padre mio!» esclamò Mario.
      «Oh, tu mi ami, dunque!» disse il vecchio.
      Vi fu un momento ineffabile, durante il quale essi si sentivan soffocare e non potevano parlare. Infine il vecchio balbettò:
      «Suvvia, eccolo liberato. M'ha detto: 'Padre mio'.»
      Mario svincolò il capo dalle braccia del nonno e disse dolcemente:
      «Ma ora che sto bene, padre mio, mi pare che potrei vederla.»
      «Previsto anche questo. Domani la vedrai.»
      «Padre mio!»
      «Cosa?»
      «E perché non oggi?»
      «Ebbene, vada per oggi. M'hai detto tre volte 'padre mio' e una cosa vale ben l'altra. Me ne occuperò io e te la condurranno qui. Previsto, ho detto. Questa storia è già stata messa in versi; è la conclusione dell'elegia del Giovane ammalato d'Andrea Chénier, di quell'Andrea Chénier che fu scannato dagli sceller... dai giganti del '93.»
      Gillenormand credette di scorgere un lieve aggrottare di ciglia di Mario, che, in verità, dobbiam dirlo, non l'ascoltava più, rapito in estasi e molto più rivolto col pensiero a Cosette che al 1793. Il nonno, tutto tremante d'aver così fuori proposito introdotto Andrea Chénier, riprese precipitosamente: