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      Proprio in quel momento, il nonno stava per soffiarsi il naso; s'interruppe, tenendo il naso nel fazzoletto e guardando Cosette al disopra di esso.
      «Adorabile!» esclamò. Poi si soffiò, fragorosamente.
      Cosette era tutta trepidante, estatica e sgomenta, ai sette cieli, spaventata fin dove si può esserlo dalla felicità; balbettava, pallidissima e tutta rossa, desiderando gettarsi nelle braccia di Mario e non osando farlo, vergognosa d'amare davanti a tutti.
      Si è spietati cogli amanti felici, e si resta lì, proprio quando vorrebbero essere soli; eppure, non hanno proprio bisogno di nessuno.
      Con Cosette e dietro di lei, era entrato un uomo, dai capelli bianchi, grave, e pur sorridente, ma d'un sorriso vago e doloroso; era «il signor Fauchelevent», era Jean Valjean.
      Molto ben vestito, come aveva detto il portinaio, aveva un abito tutto nero e la cravatta bianca.
      Il portinaio era lontano le mille miglia dal riconoscere in quel borghese corretto, in quel probabile notaio, lo spaventoso portatore di cadaveri sorto davanti alla sua porta, la notte del 17 giugno, tutto cencioso, fangoso, orrendo, colla faccia mascherata di fango e di sangue, sorreggendo sotto le braccia Mario svenuto; pure, il suo istinto di portinaio vigilava, e quando Fauchelevent era giunto con Cosette, egli non aveva potuto trattenersi dal confidare alla moglie, in disparte:
      «Non so perché mi sembra d'aver veduto quella faccia.»
      Fauchelevent, nella camera di Mario, era rimasto in disparte vicino all'uscio; teneva sotto il braccio un pacchetto abbastanza simile a un volume in ottavo, ravvolto in un foglio di carta verdastro che sembrava ammuffito.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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