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      Io sono vecchio, a quel che si dice; ma è sorprendente come mi senta diventar giovine. Vorrei andare ad ascoltare la piva nei boschi. Vado in estasi al veder questi ragazzi che riescono ad essere belli e contenti, e mi sposerei anch'io, se ci fosse chi mi volesse. È impossibile immaginarsi che Dio ci abbia fatti per qualche cosa che non sia adorare, tubare, vagheggiare, l'esser piccione, gallo, dar di becco negli amori da mane a sera, specchiarsi nella propria mogliettina, esser fiero e trionfante, pavoneggiarsi. Ecco lo scopo della vita, ed ecco, se non vi spiace, quello che pensavamo noi, all'epoca in cui eravamo giovanotti. Oh, virtù scapestrata! E quante belle donne v'erano, a quei tempi, e vezzose, e tenerelle! E che stragi vi facevo in mezzo! Amatevi, dunque; se non si dovesse amarsi, non saprei davvero a che servirebbe la primavera, e per conto mio, in tal caso, pregherei il buon Dio di metter sotto chiave tutte le belle cose che ci mostra, di riprendercele e di chiudere in una scatola i fiori, gli uccelli e le belle figliuole. Figli miei, ricevete la benedizione del vecchio galantuomo.»
      La serata fu vivace, gaia, amabile. Il buon umore sovrano del nonno diede il la a tutta la festa e tutti si regolarono su quella cordialità quasi centenaria. Si ballò un poco, si rise molto; fu, insomma, uno sposalizio alla buona, al quale si sarebbe potuto convitare il buon tempo antico. Del resto, esso era presente, nella persona di papà Gillenormand.
      Vi fu chiasso, poi silenzio. Gli sposi scomparvero.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Dio Dio Gillenormand