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      Mi pare che vi sia una valigetta alla quale tenete assai, ed ho predisposto un angolo d'onore per essa. Avete conquistato il nonno, e gli andate a genio. Vivremo insieme; conoscete il whist? Farete la felicità del nonno, se sapete il whist. Voi condurrete a spasso Cosette, nei giorni in cui sarò occupato in tribunale, e le darete il braccio, ricordate? come al Lussemburgo, un tempo. Siamo assolutamente decisi ad essere felicissimi; e voi parteciperete alla nostra felicità; capite, babbo? A proposito; fate colazione con noi, oggi?»
      «Signore,» disse Valjean «debbo dirvi una cosa. Io sono un antico galeotto.»
      Il limite dei suoni acuti percettibili può esser benissimo sorpassato tanto dallo spirito, quanto dall'orecchio. Quelle parole: Io sono un antico galeotto, che uscirono dalla bocca di Fauchelevent, per entrare nell'orecchio di Mario, andavano al di là del possibile, e Mario non le udì. Gli parve che qualche cosa gli venisse detto; ma non seppe cosa, e rimase a bocca aperta.
      S'accorse allora come l'uomo che gli parlava fosse spaventoso. Immerso nella sua euforia, non aveva notato fino a quel momento quel terribile pallore.
      Valjean slegò la cravatta nera che gli sorreggeva il braccio, sfasciò la benda che gli avvolgeva la mano, denudò il pollice e lo mostrò a Mario.
      «Non ho nulla alla mano,» disse.
      Mario guardò il pollice.
      «E non ho mai avuto nulla,» riprese Jean Valjean.
      Infatti, non v'era traccia di ferita. E Valjean proseguì:
      «Bisognava ch'io fossi assente dal vostro matrimonio, e mi sono reso assente più che ho potuto.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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