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      Tutta la vita si disfa, intorno, ma essi resistono. Se avessi potuto strappare quel filo, spezzarlo, sciogliere il nodo o tagliarlo, e andarmene lontano lontano, sarei stato salvo, perché sarebbe bastato che partissi: in via Bouloi vi son bene delle diligenze! Voi siete felici ed io me ne vado. Ma quando ho tentato di romperlo, quel filo, ed ho tirato con tutte le mie forze, esso ha resistito e non s'è rotto, mentre sentivo che con esso mi strappavo il cuore. Allora ho detto: 'Non posso vivere se non qui, e bisogna che rimanga.' Sì, sì, voi avete ragione: sono uno sciocco. Perché non restare, senz'altro? Voi m'offrite una camera nella casa e la signora Pontmercy, che mi ama tanto, dice a quella poltrona 'Tendigli le braccia'; vostro nonno non chiede di meglio che d'avermi seco, io gli vado a genio, abitiamo tutti insieme; prendiamo i pasti in comune, io do il braccio a Cosette... Scusate! è l'abitudine, alla signora Pontmercy, avremo in comune l'abitazione, la tavola, il focolare, il cantuccio vicino al fuoco, la stessa passeggiata estiva... È la felicità, questa, è la gioia, è tutto. Vivremo in famiglia! in famiglia!»
      A quella parola, Jean Valjean divenne torvo. Incrociò le braccia, osservò il pavimento sotto i suoi piedi, come se avesse veduto spalancarsi un abisso e la sua voce divenne ad un tratto tonante:
      «In famiglia? No: io non sono di nessuna famiglia. Non lo sono della vostra, non di quella degli uomini; nelle case in cui si è in famiglia io sono di troppo. Vi sono famiglie, ma non fanno per me.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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