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      Sapete, signor Pontmercy? Mi sono successe molte cose, nella vita.»
      Jean Valjean fece ancora una pausa, inghiottì la saliva con sforzo, come se le parole avessero un sapore amaro, e riprese:
      «Quando si porta indosso un tale orrore, non si ha il diritto di farlo condividere agli altri, a loro insaputa; non si ha il diritto di trasmettere loro la peste, non si ha il diritto di farli scivolare nel proprio precipizio, senza che se ne accorgano, non si ha il diritto di far penzolare la casacca rossa su di essi, come non si ha il diritto d'ingombrare sornionamente colla propria miseria l'altrui felicità. È sconcio avvicinarsi a coloro che sono sani e toccarli nell'ombra colla propria invisibile ulcera. Per quanto Fauchelevent mi abbia prestato il suo nome, io non ho il diritto di servirmene e, s'egli ha potuto darmelo, io non ho potuto prenderlo. Un nome è un io. Vedete, signore? Ho pensato un poco, ed ho letto un poco, sebbene sia un contadino; e mi rendo conto delle cose. Vedete che so esprimermi convenientemente e mi sono fatta un'educazione per conto mio; ebbene; sì: sottrarre un nome e nascondervisi sotto è disonesto. Le lettere dell'alfabeto posson essere rubate come una borsa o un orologio; essere una chiave falsa vivente, entrare presso persone oneste, aprendo la loro serratura col grimaldello, non guardare mai diritto, sempre di sbieco, essere infame dentro di me, no, no, no, no! Meglio soffrire, sanguinare e piangere, meglio strapparsi la pelle dalle carni colle unghie, passar la notte a tormentarsi nell'angoscia, rodersi lo stomaco e l'anima!


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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