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      L'amore gli aveva bendato gli occhi per condurlo, dove? In paradiso.
      Ma questo paradiso, ormai, era complicato da quell'infernale vicinanza.
      L'antica repulsione di Mario per quell'uomo, per quel Fauchelevent divenuto Jean Valjean, era ormai mista d'orrore e in quell'orrore, diciamolo, v'era una certa compassione e perfino sorpresa.
      Quel ladro, recidivo, aveva restituito un deposito. E quale deposito? Seicentomila franchi. Era il solo che conoscesse il segreto del deposito e, potendo tenersi tutto, aveva restituito tutto.
      Inoltre, aveva spontaneamente rivelato la sua posizione, quando nulla ve lo costringeva; se si sapeva chi era, si doveva a lui. V'era in quella confessione qualche cosa di più che accettare la umiliazione; si accettava il pericolo. Per un condannato, una maschera è un rifugio; ed egli aveva rinunciato a quel rifugio. Un nome falso è una sicurezza, ed egli aveva rinunciato a quella sicurezza; galeotto, poteva nascondersi per sempre in una famiglia onesta, ed aveva resistito a quella tentazione. Per qual motivo? Per scrupolo di coscienza: egli stesso l'aveva spiegato, coll'irresistibile accento della realtà. Insomma, chiunque fosse Jean Valjean, era incontestabilmente una coscienza che stava risvegliandosi. V'era in lui il principio di una misteriosa riabilitazione; e, secondo tutte le apparenze, già da molto tempo lo scrupolo era padrone di quell'uomo. Ora tali accessi di giustizia e bontà non sono delle anime volgari: risveglio di coscienza, significa grandezza d'animo.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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