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      È orribile, questo luogo.»
      «Sai bene...»
      Si corresse:
      «Sapete bene, signora, che sono stravagante, ed ho le mie ubbie.»
      Cosette batté le manine una contro l'altra.
      «Signora?... Voi sapete?... Un'altra, di nuova! Che vuol dir questo?»
      Valjean le rivolse quello straziante sorriso al quale ricorreva talvolta.
      «Avete voluto esser signora. Ora lo siete.»
      «Ma non per voi, babbo.»
      «Non mi chiamate più babbo.»
      «E come, allora?»
      «Chiamatemi signor Jean; o Jean, se volete.»
      «Non siete più il babbo? Ed io non sono più Cosette? E il signor Jean? Ma cosa vuol dire, questo? È una rivoluzione, in verità! Che è accaduto? Guardatemi un po' in faccia. E non volete abitare con noi! Non volete saperne della mia stanza! Ma cosa v'ho fatto? Cosa v'ho fatto? C'è stato qualche cosa, dunque?»
      «Nulla.»
      «E allora?»
      «Tutto è come al solito.»
      «Ma perché cambiate nome?»
      «L'avete pur cambiato, voi.»
      Sorrise ancora dello stesso sorriso, e soggiunse:
      «Dal momento che voi siete la signora Pontmercy, posso bene essere il signor Jean
      «Io non ci capisco niente: tutto ciò è stupido. Chiederò a mio marito il permesso che voi siate il signor Jean; ma spero che non acconsentirà. Mi fate molta pena; per quante ubbie si possano avere, non dovete dare un dispiacere alla vostra piccola Cosette. È una cattiva azione. Non avete il diritto d'essere cattivo, voi che siete buono.»
      Egli non rispose.
      Ella gli prese con vivacità le mani e, con un gesto irresistibile, sollevandole verso il viso, le strinse contro il collo, sotto il mento, con un gesto di profonda tenerezza.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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