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      L'inquilino e il viandante furono costretti a darsi il buongiorno, loro malgrado, e il viandante disse all'altro: «Tu vedi cosa porto in ispalla. Bisogna che esca e tu hai la chiave: dammela» Quel galeotto era uomo d'una forza terribile, e non v'era modo di rifiutarsi; però colui che aveva la chiave parlamentò, unicamente per guadagnar tempo; ed esaminò quel morto, senza poterne veder nulla, salvo ch'era giovine, ben vestito, coll'aria d'un ricco, e tutto sfigurato dal sangue. Mentre parlava, egli trovò il modo di lacerare e di portar via, stando dietro e senza che l'assassino se ne accorgesse, un lembo della giubba dell'uomo assassinato. Corpo del reato, mi capite? Mezzo di ritrovar le tracce degli eventi e di provare il delitto al delinquente; e si mise in tasca quel corpo di reato. Dopo di che, aperse il cancello, fece uscir l'uomo col suo impedimento sulla schiena, richiuse il cancello e se la svignò, poco curante d'esser immischiato nelle conseguenze dell'avventura e soprattutto perché non voleva essere presente quando l'assassino avrebbe gettato l'assassinato nel fiume. Ora, voi mi capite; colui che portava il cadavere era Jean Valjean e colui che aveva la chiave vi parla in questo momento; e il lembo della giubba...»
      Thénardier finì la frase, levando di tasca e sollevando all'altezza degli occhi, stretto fra i due pollici e i due indici, un brandello di stoffa nera tagliuzzata, tutto coperto di macchie scure.
      Mario s'era alzato, pallido, respirando a stento, l'occhio fisso sul brandello di stoffa nera e, senza proferir parola, senza abbandonare collo sguardo quel cencio, era indietreggiato verso il muro e, colla mano destra, stesa dietro di sé, andava cercando tastoni una chiave infilata nella serratura d'un armadio vicino al camino.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Jean Valjean