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      È un angelo, quest'uomo!»
      «Sst, sst!» disse piano Valjean. «Perché dite queste, cose?»
      «Ma voi,» esclamò Mario, con una collera in cui si sentiva la venerazione «perché non l'avete detto? È anche vostra colpa: salvate la vita alla gente e glielo tenete nascosto! Fate ancor più, anzi! Sotto il pretesto di smascherarvi, vi calunniate: è spaventoso.»
      «Ho detto la verità,» rispose Jean Valjean.
      «No,» riprese Mario; «la verità, è tutta la verità, e voi non l'avete detta. Eravate il signor Madeleine; perché non l'avete detto? Perché non avete detto che avevate salvato Javert? Perché non mi avete detto che mi avevate salvata la vita?»
      «Perché io la pensavo come voi, e trovavo che avevate ragione: bisognava che me ne andassi. Se aveste conosciuto quella faccenda della fogna, m'avreste fatto restare con voi. Dunque, bisognava che tacessi; perché, se avessi parlato, avrei turbato tutto.»
      «Turbato, cosa? Turbato, chi?» ribatté Mario. «Credete forse di rimanere qui? Noi vi condurremo via. O mio Dio! Quando penso che solo per caso ho saputo tutto! Vi condurremo con noi; fate parte di noi stessi e siete suo padre e il mio; non passerete in questa orribile casa un sol giorno di più. Non immaginatevi d'essere ancor qui, domani.»
      «Domani,» disse Jean Valjean «non sarò più qui; ma non sarò in casa vostra.»
      «Che cosa volete dire?» ribatté Mario. «No, no, non vi permetteremo più di fare viaggi: non ci lascerete più. Ci appartenete e non vi lasciamo andare.»
      «E stavolta sul serio,» aggiunse Cosette. «Abbiamo giù una carrozza, e vi rapisco.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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