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      Nel cassettone v'è un biglietto da cinquecento franchi, che non ho toccato; è per i poveri. Cosette, vedi, sul letto, il tuo vestitino? Lo riconosci? Eppure, son passati solo dieci anni da allora: come passa, il tempo! Siamo stati tanto felici; ora, è finita. Non piangete, figli miei. Non vado lontano e vi vedrò di là: basterà che guardiate, quando farà buio, e mi vedrete. Cosette, ti ricordi Montfermeil? Eri nel bosco ed avevi paura, tanta paura! Ti ricordi quando ti presi il manico della secchia d'acqua? Era la prima volta ch'io toccavo la tua manina: era tanto fredda! Oh, avevate le mani rosse, allora, signorina, ed ora le avete così bianche! E la bambolona? Ti ricordi? La chiamavi Caterina e rimpiangevi di non averla portata al convento. Come mi facesti ridere, certe volte, angelo mio! Quando aveva piovuto, imbarcavi sui fossatelli qualche pagliuzza e la guardavi andarsene. Un giorno, ti regalai una racchetta di vimini e un volano colle penne gialle, celesti e verdi; ma tu l'hai dimenticato. Com'eri furbetta, quand'eri piccolina! Ti mettevi le ciliegie alle orecchie. Giocavi. Son cose del passato; i boschi per i quali si è passati colla propria bimba, gli alberi fra cui si è andati a spasso, i conventi in cui si è nascosti, i giuochi e le buone risate dell'infanzia, tutto è ombra. Io m'ero immaginato che tutto ciò m'appartenesse: ecco quale fu la mia sciocchezza. Quei Thénardier furono malvagi; ma bisogna perdonar loro. Cosette, ecco giunto il momento di dirti il nome di tua madre: si chiamava Fantine.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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