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      Eccoti i' padre che Fido gli avea portato i' vassojo con i' vezzo; prossimo a lei ci era una bellissima sieda; che i' padre prende i' vezzo per mettergnene a i' collo, quando gli è di dietro per fermargnene con la fermezza e tutto, a un tratto fa: - «Ohimmè!» - e si sviene. - «Uh! che è seguìto? cosa c'è? cosa c'è?» - «Portate roba da far rinvenire Sua Maestà!» - Rinviene: - «Se non fussi diciott'anni che mia figlia è fori della mia reggia, che rimase incantata da un mago, direi che fosse mia figlia, direi.» - «Signor padre, m'inchino davanti a Lei.» - Si rizza e s'inginocchia davanti a lui. - «Sei mia figlia, proprio?» - «Sì, mio padre, che io sono Sua figlia proprio. Chesto è stato i' mio liberatore, che due suoi propri fratelli, i' mago che incantò me, gli squartò tutti e due,» - e gli racconta tutt'i' caso com'era seguito, lei. I' Re: - «Bravo Antonio! Bravo Antonio! Bravo Antonio! Dunque sarà, figlia mia, il tuo legittimo sposo.» - «Crederei a meno, signor padre.» - I' padre te l'abbraccia e te la bacia dalla contentezza. - «Ora è l'ora d'andare a pranzo,» - fa i' Re. - «Ci anderemo a pranzo, ma un momento!» - fa i' giovane. - «So molto bene che è vivente ancora i' mio poero padre. Voglio, qui assolutamente, carissimo socero, che sia a pranzo, ancora lui.» - «Dove si va a prenderlo?» - «In un momento lo farò venire in questo palazzo.» - Entra nella sala d'udienza la sposa, la sposa che doveva essere e i' Re vecchio, i' padre della ragazza. Lui prende la sua bacchettina che aveva sempre accanto a i' fianco e la batte.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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