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      » - A quella richiesta il contadino, abbene che se l'aspettasse, e' fu come se gli avessero dato un manico di vanga tra capo e collo, e gli si rimescolò il sangue nelle vene; andava balbuzzicando e borbottava a tragòla, quasi fosse per tirare il calzino. Il Re, visto quel rimescolìo, e' si pensò che gl'intravvenisse per sospetto della sua reale persona, per cui confortava il contadino alla confidenza e gli ripetè la domanda: - «L'ha' tu o no, questa figliola?» - E il contadino a mezza voce: - «I' l'ho. Maestà, per mi' disgrazia. Ma io non ci ho che fare se l'è un po' scapatella e allegrona. Se l'abbi commesso qualche scangèo, egli è effetto di gioventù.» - «E che m'importa degli scangèi della tua figliola?» - riprese il Re: - «Vuo' soltanto sapere s'egli è vero che la sia gaja e buffona, come m'è stato rapportato, sicchè tiene in gioja tutta il vicinato.» - «Sì veramente,» - disse il contadino; - «la mi' figliola l'è così fin da quando nascette, e non s'è voluta mai correggere. Anzi...» - Interruppe il Re: - «Queste chiacchiere non mi fanno. Torna a casa; e menami o mandami a corte la tua figliola, chè la voglio per compagnia alla mia figliola. Se gli riesce farla ridere, Giovanna, parola di Re, non sarà più povera. Corri e obbedisci.» - Al contadino gli parve essere ritornato a vita, sentita la voglia del Re. La strada per ritornare a casa gli apparì più corta che al venire; e in sull'uscio trovata Giovanna che lo aspettava bramosa, principiò a bociare da lontano: - «Allegri, allegri! il Re vuol te a tenere compagnia alla su' figliola, che a nessuno gli è riuscito farla ridere mai.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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