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      » - «Fidenzio. Io non ho detto che tu sia poero.» - «Menghino. Ma io ho inteso a coresto mo', che ci faresti voi?» - «Fidenzio. Io t'ho chiamato puero, idest infante impubero.» - «Menghino. Io non sono infranto, nè son di sughero, io. Vo' m'ate scambiato: io son Menghino figghiol di Goro di Beco del Ficca dal Borratello
     
      [3] Sic. Probabilmente lapsus linguae, per amore delle altre n, antecedente e seguente.
     
      [4] Tutti sanno quanto di frequente ricorrano vasti palagi sotterranei in tutti que' racconti che pretendono al meraviglioso. Darò un esempio di simili descrizioni tolto dalla Dianea di Gianfrancesco Loredano, Nobile Veneto (MDCXLII): - «Floridea volle fuggire, ma oppressa o da stanchezza o da timore, fu costretta per non cadere appoggiarsi ad una pietra, che sporgeva più dalle altre fuori del monte. La toccò appena, che si mosse da sè stessa, quasi che le pietre avessero quella pietà, che non poteva ritrovare negli uomini. La spinse un poco più addietro e s'avvidde che serviva per turare l'entrata d'una grandissima grotta, per quanto si poteva comprendere a prima vista. Era quivi posta sopra alcuni cardini con tanto artificio, che con facilità chiudeva ed apriva quella bocca. Al di fuori mostrava molto meno la sua grandezza, ed era situata in maniera che pareva prodotta dalla natura, non fabbricata dall'arte. Si apriva dalla parte di dentro e quando fosse stata assicurata coi puntelli, tutta la forza del mondo non sarebbe stata bastevole a muoverla. Stette per un poco sospesa la principessa: credeva di sognarsi, o pure si persuadeva che gli dei, mossi a pietà delle sue lagrime, le avessero fatto nascere quel ricovero, che solo le poteva difendere l'onestà e la vita.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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