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      Mentre io era lì alle sponde a prendere il fresco, sento delle voci. Mi affaccio e vedo. Son tre ragazze (gli eran lì al fiume a lavare) che dicono: Oh se Sua Maestà mi desse per moglie al suo scudiero, vorrebbe vedere le cosa come anderebbero! una di quelle. L'altra dice: Oh lui, se mi desse il suo maestro di casa, o quello sì che le cose andrebbero bene; non anderebbero come le vanno. Una di quelle: - Se Maestà mi sposassi, io gli farei tre figli, due maschi e una femmina. I maschi di latte e sangue co' capelli d'oro; la femmina di latte e sangue co' capelli d'oro e una stella in fronte. Ora» - dice il coco - «son qua per pagare il mio fallo: aspetto la morte.» - «No» - risponde Maestà[3] - «io ti perdono. Ma vai subito in traccia di queste ragazze: e dirgli che le vengan da me in tutte le maniere con suo padre.» - Eccoti quest'omo va alla casa che la sera avea preso l'appunto e picchia[4]. S'affaccia una di quelle ragazze, dice: - «Chi è?» - «Apra» - dice il coco, - «gli ho da dire una cosa.» - «Oh babbo» - dice la ragazza - «c'è uno che mi vuol dire una cosa.» - «Tirate la corda, eh, qualcosa verrà.» - La ragazza tira la corda, il coco vien su. Gli dice il padre: - «Cosa vole?» - a quest'omo. - «Ordine di Sua Maestà, che le sue figlie vengan via con meco nel momento.» - «Verrò ancora io.» - «Venite ancora voi.» - Nel mentre che le si vestivano: - «Ma, ragazze, che iersera andaste fori?» - Gua', c'era ordine di morte e sospettava. - «No, babbo; noi non si sortì.» - Le scendevano una scalina della sua casa e le andavano al fiume: le non erano sortite.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Sua Maestà Maestà Maestà Sua Maestà