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      Veggon l'istesso canestrino[8], lo prendono e veggon questa bambina, che! una cosa che sorprendeva. La prendono e la portano a casa del solito navicellajo. E questo poi va cercando la balia, e riprende il maschio e mette la bambina. E de' quattrini de' capelli sempre facevano a mezzo. Venghiamo alle sorelle che il Re gli lascia piena libertà di far quel che le vogliono di questa donna. La prendono, la levano di letto, la portano giù in cantina, la murano di qui in giù; dal collo in giù, tutta murata, altro che la testa fori. Ed ogni giorno gli andavano a portare un po' di pane, un bicchier d'acqua; e uno schiaffo per una gli davano: questo era il suo mangiare. Per tornare un passo addietro, il Re gli aveva scritto che murassero le stanze di questa donna dov'era stata: non le voleva veder più. Il Re torna, bell'e finita la guerra, e non fa menzione della moglie, non ne ricerca, chêh! Entra nel suo quartiere, com'era solito, senza dir nulla. Altro dicendo: - «Guarda come sono stato messo in mezzo da questa donna!» - da sè diceva. Venghiamo ora al navicellajo, che la bambina era grande, la riprende, dà uno sborso al balio e la riporta a casa. Questi ragazzi e questa bambina crescevano che bisognava vedere che belle creature erano codeste! E il navicellajo avea fatta tanta e tanta ricchezza su questi capelli. Dice alla moglie: - «Qui bisogna pensare a questi ragazzi; bisogna fabbricargli un palazzo, poerini, per quando saran grandi.» - Ma questo navicellajo stava poco distante dal Re, padre di questi bambini.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708