Pagina (123/708)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      ... La mia mamma la savarą nient de quel che te me diset; e te, de nascost te andarą lą a vedč el me fiœu, a trovą la mia sposa; e quand la mia mamma la sarą morta, allora la mia sposa la vegnirą in casa e ti te tegneroo come on amis de casa e pu come on servitor.» - S'ciao, quand la mader la fu stada morta, alor el Re, el ven in casa con la soa miče e el so fiœu, cont el mornče e la mornera e cont el servitor, pacificamente.
     
      [2] Usano sempre il sortire per uscir di casa. Pił d'una volta m'č accaduto di domandare a qualche domestico o domestica se il padrone o la padrona fossero usciti e di sentirmi rispondere, quasi per correggermi e farmi la lezione: Sono sortiti. Ma tutti i ben parlanti, spero, persevereranno a dare al verbo sortire i soli significati antichi di aver in sorte e fare unasortita.
     
      [3] Maestą, diceva la novellaja, pił volentieri e pił spesso di Sua Maestą, come si suol dire nella lingua aulica; e diceva bene, non essendo razionale l'uso del pronome possessivo, quando non ci sia a che riferirlo.
     
      [4] Bisogna aver presente la costruzione solita delle casucce fiorentine, di quelle casucce caratteristiche con due finestrucole di facciata. I portoni non sono carrozzabili. Sorgono per qualche scalino. Ci ha tanti campanelli, quanti quartieri; ed i pigionali di ciascun quartiere tirando una corda di canape o di fil di ferro possono aprir l'uscio di casa.
     
      [5] Eri, eravate.
     
      [6] Vaghissima proprietą della nostra lingua di poter apporre il sostantivo allo aggettivo, quasi come un genitivo retto da questo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Usano Maestą Sua Maestą Bisogna Eri Vaghissima