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      » - I bambini dissero al Re: - «Noi si viene volentieri, ma a patto che Lei ci permetta di portar con noi questo canino. Senza lui non ci si parte da casa.» - Dice il Re: - «Menatelo pure: a me non mi dà noia.» - Sicchè tutti assieme uscirono fuori e arrivarono al palazzo del Re. Quando furono dentro, il Re menò i bambini alla presenza di su' madre: - «Guardi, mamma, che belle creature! e come sono ammodo.» - La Regina però gli guardava di traverso: poi a un tratto disse: - «Bambini, all'ora di desinare c'è tempo, e forse voi avete fame dopo una spasseggiata tanto lunga. Venite con meco in dispensa, qualche cosa da mangiare ci sarà.» - I bambini non se lo fecero dire du' volte e a salti andaron dietro alla Regina assieme col canino, che scodinzolava a tutto potere. Quando furono nella dispensa, la Regina prese una focaccia35 dolce e la diede a' bambini perchè la mangiassero; ma loro, prima staccatone un pezzo lo buttarono al canino, che l'ingollò in un battibaleno, e a male brighe che l'ebbe ingollato, cominciò a dimenarsi e a buttarsi a pancia all'aria, e doppo avere sgambettato annaspando co' piedi, rimase là morto stecchito colla bava alla bocca. A quello spettacolo i bambini si messero a piangere e a urlare che pareva il finimondo
      : e urla e piangi, che non c'era verso di farli chetare, corse tutta la corte assieme col Re. Tutto a un tratto la bambina maggiore dice: - «Ecco il momento vero di aprire la scatolina, chè un più gran dispiacere non ci si poteva dare:» - Tira la scatolina di tasca e l'apre, e appena aperta scappa fuori un vago uccellino, che comincia a volare per tutte le stanze del palazzo.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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