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      Si cerca la Regina, ma non si poteva trovare in nessun luogo; finalmente un servitore disse che l'aveva vista entrare dentro la carbonaia a nascondersi. Il Re ordinò che ci si mettesse foco, e a quel gran calore e fumo la vecchia dovette scappar fori, se non voleva morire affogata. Fu presa dalle guardie e legata; e il Re, radunato il tribunale de' Giudici, la fece condannare al supplizio, e senza misericordia gli tagliarono la testa. Il Re poi fece un nuovo sposalizio colla su' moglie, con grand'invito, e riconobbe i figlioli. E da quel giorno,
     
      Se ne stettero e se la goderono,
      E a me nulla mi diedero.
     
     
      NOTE
     
      [1] Variante delle due fiabe precedenti. Narrata da Ferdinando Giovannini, sarto, del Montale-Pistoiese; e raccolta dall'avv. prof. Gherardo Nerucci.
     
      [2] Assieme, insieme.
     
     
     
      IX.
     
      IL CANTO E 'L SONO DELLA SARA SIBILLA[1]
     
      C'era una volta un Re d'una gran città, che ogni mattina all'otto voleva dell'ova a bere, ma fresche; motivo per cui il su' servitore andava per le strade a girare e gridava: - «Chi ha ova fresche da vendere pel Re?» - Una mattina che passava per una straduccia for di mano, questo servitore sentètte delle ragazze che discorrevano in fra di loro in una casa; sicchè lui si fermò per sapere quel che loro dicevano. Le ragazze erano tre, insenza mamma, nè babbo; e campavano la vita con il su' lavoro. La maggiore dunque diceva: - «S'i' potessi aver per isposo il fornaio del Re, i' farè' pane in un giorno solo quanto ne mangia la corte in un anno. Mi garba tanto quel giovinotto!


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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