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      » - Doppo di lei disse la mezzana: - «E i' vorrei per isposo il vinaio del Re, chè mi va a genio! e con un bicchier di vino vorrè' 'mbriacare tutta la corte.» - Ma la più piccina, che l'era anche la più bella: - «Io poi vorrei per isposo il Re; e se lui mi pigliassi, gli vorrè' fare a un parto du' bambini con una collana d'oro al collo, e una bambina con una stella in sulla testa.» - Ritornato al palazzo il servitore, in quel mentre che lui vestiva il Re, gli raccontò i ragionari di quelle tre ragazze. E il Re incuriosito disse al servitore: - «Vammi a chiamà subbito la maggiore, chè la voglio vedere» - Quando la maggiore gli ebbe quell'ambasciata, tutte e tre le sorelle si sturbarono, perchè avean paura per il discorso fatto dalla più piccina; ma bisognò ubbidire al Re, che è quello che comanda. Arrivata in presenzia del Re, lui volse risapere da lei che discorso aveva fatto. E non gli valse lo scusarsi, che eran parole di chiassata, perchè lui le volse in ogni mo' risentire da lei. Sicchè lei gliele disse. - «Non c'è nulla di male,» - disse il Re: - «Si chiami il fornaio e sarà subbito vostro sposo.» - E così fece. - Doppo mandò il servitore che gli menasse la sorella mezzana, e anco lei fu obbligata a rifargli quel discorso sentito dal servitore; e il Re la contentò col dargli il vinaio di corte per marito. Finalmente si viense alla più piccina delle tre sorelle. Bisognava vederla, genti mia! come l'era bella e garbosina, cogli occhi neri e co' capelli neri! e di più, per la vergogna, era diventa rossa rossa in viso.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708