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      Ma non ci vole temenza; perchè si vede scendere un'ombra smensa[4], co' capelli lunghi ciondoloni per le spalle, che è la Sara Sibilla. Lei scende insenza sospetto; e però bisogna di repente acciuffargli i capelli colle mane e badar che non iscappi. Allora incomincerà a urlare: - Ohi! ohi! che cercate da me? - Cerco il Canto e il Sôno della Sara Sibilla. - Chi ve l'ha detto? chi vi ci ha mando? - Rispondete diviato: - Vo' non ci avete a pensare. Datemi il Canto e il Sôno e po' vi lascio. - Lei dirà: - Lo volete rosso? lo volete celeste? verde? - Dovete risponder sempre di no, in sin tanto che non dice: - Lo volete color di rosa? - Quando la Sara Sibilla v'avrà dato quell'arnese, lei sparirà colla scala, e vo' dovete restar in sul posto in mezzo del prato insino allo spuntar del sole, e poi toccando le statue col Canto e il Sôno della Sara Sibilla, le statue ridiventeranno omini vivi. Avete vo' 'nteso?» - La ragazza, tutta contenta delle 'struzioni del vecchino, lo ringraziò ammodo, si fece dare i pani per i leoni, e via per lo stradone, sicchè arrivò all'entrata del prato ch'eran vicine le ventiquattro. Insomma lei ubbidì in tutto e per tutto alle parole del vecchino, e più brava di quelli che c'erano stati prima di lei, potette impadronirsi del Canto e Sono della Sara Sibilla: e quando l'ebbe avuto in mano codesto arnese (un arnese, ma com'era fatto non si sa) si messe a toccar le statue e in un momento il prato fu pieno di persone vive. I fratelli l'abbracciavano la su' sorella; i cavaglieri, i Regi e i principi badavano a ringraziarla del su' coraggio, e chi gli profferiva una cosa, chi un'altra, o ricchezze, o tesori, o il Regno con la mano di sposo: lei però non volse nulla.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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